La Bussola della Digitalizzazione
intervista all’autore Alessio Angioli
intervista all’autore Alessio Angioli
Siamo al game over.
Una qualsiasi azienda, grande o piccola che sia, rischia di perire in breve tempo sul suo mercato di riferimento se non è in grado di tracciare la rotta giusta per la transizione verso la digitalizzazione.
Entro pochi anni, un’impresa resterà competitiva soltanto se sarà capace di sfruttare al meglio le tecnologie di nuova generazione. La trasformazione digitale rappresenta un modello organizzativo e tecnologico in grado di guidare qualsiasi business in modo efficiente e redditizio.
Nel mare magnum della digitalizzazione, Alessio Angioli, autore del nuovo libro La Bussola della digitalizzazione, fissa i quattro punti cardinali per orientare l’imprenditore verso soluzioni innovative e adeguate alla sua produttività.
Intervista a Alessio Angioli
LIBRI D’IMPRESA (LI): Qual è stato il “vento” che ti ha spinto a scrivere “La Bussola della digitalizzazione”?
ALESSIO ANGIOLI (AA): Il mio intento è stato quello di trasferire consapevolezza tecnologica, utile per traghettare un’azienda nel paradigma digitale. Sono stato mosso dal desiderio di aiutare gli imprenditori, con particolare riferimento a quelli delle PMI, a orientarsi con maggiore facilità negli argomenti e nelle problematiche che riguardano la digitalizzazione.
Per digitalizzare un’azienda e migliorare i processi operativi bisogna interagire con tanti soggetti: dall’elettricista all’informatico, dai sistemisti Internet agli esperti di reti e telecomunicazioni. Ogni soggetto coinvolto illustrerà la sua idea per la parte di ammodernamento che lo vede coinvolto, e dopo occorrerà collegare e pianificare le attività di upgrading, assicurandosi che tutto venga sviluppato nel modo corretto.
Ho inteso pensare l’azienda come a una barca che ha bisogno di un buon vento per gonfiare le vele, ma dotata anche di una buona bussola digitale per seguire una rotta che la aiuti ad affrontare al meglio i vari ambiti in cui bisogna innovare.
(LI): Qual è la differenza tra “La Bussola della digitalizzazione” e altri testi che parlano di trasformazione digitale?
(AA): In effetti esistono tanti libri sulla digitalizzazione delle imprese, ma dopo poche pagine il rischio che si corre è quello di restare disorientati dal linguaggio tecnico utilizzato. Ho voluto strutturare questo libro utilizzando concetti chiari e lineari, illustrando regole, metodi e trappole in cui l’imprenditore che decide di trasformare la sua impresa rischia di cadere. L’ho fatto partendo dall’ambito delle telecomunicazioni, con particolare attenzione per il cablaggio, la connettività e la sicurezza.
A prescindere dal suo know-how tecnologico, ho pensato di illustrare all’imprenditore e all’IT Manager una serie di elementi da analizzare dalla giusta angolazione per non far sprecare soldi e tempo. L’imprenditore digitale dovrebbe infatti prendere le decisioni giuste facendosi aiutare da persone competenti, ridondare e potenziare i sistemi in base alla sicurezza e alla business continuity di cui l’azienda ha bisogno. In parole povere: affrontare la spesa individuando le reali esigenze digitali di cui necessita la sua produzione, senza sprechi o errori di progettazione.
(LI): Quali sono gli errori da evitare nella trasformazione digitale?
(AA): Intanto, qualsiasi decisione riguardo hardware e software va condivisa con i collaboratori e i dipendenti. Bisogna farlo ogni volta che si introduce un nuovo elemento in struttura, perché il cambiamento non riguarda soltanto la tecnologia, ma anche la formazione del capitale umano: la cultura digitale deve essere trasferita alle persone, altrimenti è tutto inutile. Tale cultura non riguarda la capacità economica e finanziaria di formazione che può possedere una grande azienda rispetto a una PMI, ma riguarda l’approccio. Condividere è la parola d’ordine. Alla fine, sono i collaboratori a utilizzare gli strumenti che vengono messi a disposizione. Se tali strumenti non godono di “simpatia” da parte di chi li usa, si sono sprecate risorse finanziarie e non si è raggiunto l’obiettivo prefissato.
Inoltre una valutazione sbagliata nel progettare la configurazione della propria infrastruttura può causare ingenti perdite economiche, arrivando a fermare la produzione per un tempo più o meno lungo. Grande attenzione va posta alla business continuity, ma anche alla sicurezza dell’infrastruttura, come insegna l’esperienza negativa di alcuni grandi marchi italiani. La violazione della rete può fermare la produzione o causare la perdita dei dati. Sarebbe un danno enorme. I dati, soprattutto in questo momento dell’economia, sono il bene più prezioso di ogni impresa.
Ti ho fatto due esempi, ma in ogni ambito è possibile commettere errori. È alla conseguenza dell’errore a cui bisogna guardare per poter prevedere le mosse giuste da fare: ci sono errori innocui, altri che fanno crescere, alcuni creano danni riparabili. Poi, ci sono gli errori che creano disastri, delle vere e proprie catastrofi.
(LI): C’è differenza tra un’azienda che parte adesso, una start up digitale, e una che arriva dalla old economy?
(AA): Naturalmente. Una nativa digitale ha molte meno difficoltà nel progettare ex novo una rete perché fa riferimento ai nuovi prodotti che la tecnologia mette a disposizione ogni giorno. Per contro, nell’affrontare il processo di trasformazione di un’impresa tradizionale non si possono applicare i modelli dell’una all’altra: potrebbe essere un grande errore. Bisogna comprendere quello che c’è, cosa serve per migliorare il cablaggio (non avrebbe senso avere cavi che non supportano le velocità di nuovi impianti), la connettività, il tipo di telecomunicazione interno ed esterno.
Non escludo che a volte sia più facile costruire da capo che integrare con la vecchia infrastruttura. Sì, perché investire in server e impianti per poi scoprire che tenere accesa l’infrastruttura costa troppo non è il massimo della vita. Anche solo innestare sistemi all’avanguardia su un’infrastruttura presente, ignorando l’adattamento del cablaggio e della razionalizzazione degli armadi (rack), può generare problemi di efficienza per un impianto obsoleto che non è in grado di supportare al meglio i nuovi elementi.
(LI): Qual è per te il primo errore da evitare quando si digitalizza la propria azienda?
(AA): L’errore più grande è quello di non evolversi. Per farlo bisogna affidarsi a persone competenti, con esperienza nel settore, che sappiano garantire continuità operativa anche con le nuove implementazioni. Non bisogna farsi prendere dalla frenesia di ammodernare. Qualche imprenditore fa investimenti impiantistici sulla base del sentito dire, e sotto la spinta degli incentivi messi a disposizione da Industria 4.0, affidandosi ai consigli di persone che maneggiano ancora tecnologie obsolete: questo è all’origine di molti danni che con una corretta analisi e pianificazione è possibile evitare.